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Massimo Gallo

MUMMIE – IL VIAGGIO NELL’ALDILÀ

UNO SCORCIO DELLA TOMBA 54 DI BAHARIYA
MUMMIE – IL VIAGGIO NELL’ALDILÀ DELL’EGITTO ELLENISTICO

Se c’è un elemento che esemplifica la straordinaria continuità dell’antica civiltà egizia nel corso di oltre tremila anni è la mummificazione dei morti. I metodi d’imbalsamazione e i rituali che accompagnavano il processo rimasero sostanzialmente invariati per millenni. Questa tradizione non s’interruppe nemmeno quando Alessandro Magno conquistò l’Egitto nel 332 a.C. Nei tre secoli in cui il Paese del Nilo fu governato dalla dinastia ellenistica dei Tolomei vi si stabilì un gran numero di stranieri, soprattutto greci, che contribuirono alla creazione di una società multiculturale fortemente influenzata dai modelli ellenici. Questo non impedì però alle antiche tradizioni faraoniche, in particolare quelle legate alla morte, di mantenere tutta la loro forza.

Una tradizione secolare

Nell’Egitto di epoca ellenistica esistevano ancora dei laboratori specializzati nell’imbalsamazione e nella mummificazione dei corpi dei defunti.

Sotto la dinastia ellenistica dei Tolomei,
gli egizi continuarono a imbalsamare
i loro morti; le mummie erano decorate
con sontuosi cartonnages ed erano
accompagnate da ricchi corredi
e amuleti di ogni sorta

     Le bare erano decorate con testi sacri faraonici, in particolare il capitolo 125 del Libro dei morti, che descrive il giudizio di Osiride – il dio che garantisce la rinascita nell’aldilà – a cui deve sottoporsi il defunto. Forse gli egizi dell’epoca non comprendevano più a pieno il significato di questo testo, ma nella maggior parte delle sepolture compaiono ancora rotoli di papiro con i testi sacri accanto al defunto. L’arte funeraria di età tolemaica era per molti versi un proseguimento di quella sviluppatasi nel periodo saitico (663-525 a.C.). Si continuarono per esempio a produrre splendidi sarcofagi in pietra, anche se col tempo pezzi di questo tipo divennero meno comuni. I maggiori cambiamenti rispetto al periodo precedente si riscontrano nel corredo funerario. Per citarne uno, i vasi canopi in cui venivano depositati gli organi del defunto vennero sostituiti da scatole funerarie dedicate ai “quattro figli di Horus”, dei personaggi molto diffusi all’epoca. Anche le statue di Ptah-Seker-Osiride – una divinità sincretica tipica del periodo tolemaico che combina le caratteristiche di diverse figure – occupavano un posto d’onore nelle tombe. La tradizione egizia cominciò a indebolirsi solo con l’avvento dell’epoca romana. I romani avevano una cultura diversa, un modo distinto di vedere la vita e un universo terreno e celeste molto differente da quello degli egizi. Gradualmente le tecniche di mummificazione e le antiche credenze furono abbandonate, soprattutto con l’arrivo del cristianesimo. L’Egitto divenne il granaio dell’impero romano, e al di là di ciò non restò il ricordo di un popolo conquistato, perso nelle sabbie del deserto.

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