Discobolo di Mirone Copia in marmo di un originale greco in bronzo del V secolo a.C. Museo nazionale romano, Roma

COME I GRECI ESEGUIVANO IL LANCIO DEL DISCO

Il lancio del disco non era la gara principale dei giochi, in quanto veniva praticato solo come parte del pentathlon. Tuttavia, l’abbondanza di rappresentazioni artistiche di questa disciplina sia su vasi decorativi sia su statue, come il famoso Discobolo di Mirone, indica che i greci stessi lo consideravano una delle competizioni più emblematiche. Queste testimonianze visive permisero di far rivivere la gara alla fine del XIX secolo, quando iniziarono le Olimpiadi moderne, anche se si è molto discusso su aspetti come le dimensioni e il peso del disco e la meccanica del lancio.

IL DISCO

Sebbene nel santuario di Olimpia sia stato rinvenuto un disco di bronzo del peso di quattro chili, i greci utilizzavano dischi di diverse dimensioni con un peso medio di 2,5 chili. Nel 1896 si optò per un disco di due chili, peso che viene utilizzato ancora oggi nella gara maschile (in quella femminile è di un chilo).

LA TECNICA DEL LANCIO

Le pitture vascolari mostrano i lanciatori in varie posizioni, di cui le tre qui riportate sono le più importanti.

[1] Il lanciatore prepara il disco portandoselo all’altezza della testa.

[2] Quindi ruota il braccio destro all’indietro.

[3] Con il braccio esteso all’indietro e il disco all’altezza della testa, inizia il movimento di lancio.

[4] Una volta effettuato il lancio, segna con un paletto la distanza raggiunta e la misura con un bastone.

In quanto al Discobolo di Mirone, lo studioso Norman Gardiner è giunto alla conclusione che rappresenti il momento esatto in cui l’atleta inizia il movimento di lancio. La testa inclinata a destra aiuterebbe il corpo a oscillare in avanti. Il piede sinistro, appoggiato a terra sulla punta dei piedi, e il braccio destro contribuiscono a mantenere in equilibrio il corpo, che fa perno sulla gamba destra.