ProfMassimoGallo

Prof
Massimo Gallo

IL PROMONTORIO SCOLPITO

Panorama del tratto di costa a circa otto chilometri da Vieste con lo spettacolare arco di San Felice. La formazione rocciosa è il risultato dell’azione incessante del mare e del vento sulla costa del Gargano.

IL PROMONTORIO SCOLPITO

Archi, monoliti, falesie e calette: la costa orientale e meridionale del Gargano è un capolavoro modellato dall’acqua e dal vento

Una meraviglia naturalistica che si estende per circa 40 chilometri di costa, da ammirare dall’alto, lungo una strada che regala sorprese ad ogni curva. Il tratto di mare tra Vieste e Mattinata è uno dei più spettacolari di tutto il Mediterraneo, soprattutto grazie al contrasto cromatico tra le falesie di calcare bianco, il blu dell’Adriatico e il verde dei pini d’Aleppo. Se ne accorse anche Enrico Mattei, quando nel 1959 sorvolò il Gargano con il suo aereo privato. A tempo di record la sua Eni acquistò i terreni, in gran parte di proprietà del comune di Vieste, per costruire un complesso turistico simile a quello edificato a Borca di Cadore, tra le montagne dolomitiche. Così quella che fino ad allora era stata una terra di pastori e di pescatori divenne Pugnochiuso, uno dei primi poli turistici del nostro Paese, creato nel 1963. A parte alcuni resort vicino alle poche spiagge raggiungibili dalla strada, la costa è rimasta la stessa che ammirò Mattei. E questo grazie alla conformazione del terreno e alla creazione, nel 1995, del Parco Nazionale del Gargano, che tutela larga parte del promontorio pugliese e le isole Tremiti.

La straordinaria biodiversità del Parco

Il parco concentra in uno spazio relativamente ristretto le foreste secolari di latifoglie, protette anche dall’Unesco, e le pinete a pini d’Aleppo. Un’isola di biodiversità con tante varietà endemiche, dalla santoreggia al cisto di Clusio, e con ottanta differenti tipologie di orchidee, anche a livello del mare. Le scogliere sono formate da scheletri di organismi marini di 90 milioni di anni fa. Una roccia morbida, che nel corso dei millenni è stata costantemente plasmata dall’azione dell’acqua e del vento, dando vita a incredibili formazioni rocciose. Un esempio è il monolite di Pizzomunno che emerge dalla sabbia fine della Scialara, la spiaggia ai piedi del castello e del borgo antico di Vieste. Alto 25 metri, un tempo era un arco ma l’erosione ha fatto cadere prima il tetto e poi modellato il pilastro fino a dargli la forma attuale. È invece ancora saldamente in piedi, più a sud, l’arco di San Felice, che si scorge dalla torre omonima, una delle fortificazioni edificate nella seconda metà del XVI secolo e collegate a vista in modo da segnalare, con il fumo di giorno e con il fuoco di notte, l’avvicinarsi di navi saracene. Lungo questo tratto di costa le torri sono particolarmente numerose e permettono di ammirare il panorama. La torre dell’Aglio, nota anche come torre Porto Greco, segnala l’accesso al porto naturale, chiuso da un braccio di roccia, che in passato offriva un riparo alle barche dei pescatori.

I faraglioni più famosi, quasi il simbolo del Parco Nazionale del Gargano, sono quelli della baia delle Zagare, a pochi metri dalla spiaggia di ciottoli e sabbia bianca riservata agli ospiti di un resort e ai pochi previdenti che hanno ritirato il pass al Comune di Mattinata. Tutta l’area si trova nella Riserva Naturale Biogenetica di Monte Barone, con i boschi di pini d’Aleppo, sicuramente autoctoni, che spesso crescono sulla nuda roccia. La natura si è divertita a scolpire anche lo scoglio che ha dato il nome a cala della Pipa, un arenile di ghiaia mista a ciottoli candidi, rivolto a mezzogiorno e protetto dai venti del Nord dalla falesia arabescata da concrezioni simili ai pizzi. Si raggiunge solo dal mare (ma è vietato l’attracco dei grandi barconi) come altre calette di questa costa, che pur non essendo segrete anche in agosto non sono troppo affollate: due esempi sono cala dell’Aquila e cala della Sanguinara, incastonate tra le falesie e la vegetazione.

Molto spesso, le scogliere di calcare presentano intrusioni di selce, la roccia silicea usata nel Neolitico per costruire punte di frecce, asce, coltelli. A Vieste, nel 1981 un gruppo di archeologi dilettanti scoprì la Miniera della Defensola, che si è rivelata essere la più antica d’Europa, attiva tra 7.000 e 5.000 anni fa. Una vera industria i cui prodotti erano scambiati via mare, tanto che la selce del Gargano è stata rinvenuta sulla costa dalmata. I contatti tra le due sponde dell’Adriatico sono continuati anche in epoca romana. Nella necropoli della Salata a Vieste furono rinvenuti tre sigilli di Solona, la città della costa dalmata specializzata nella produzione della ceramica, e sul fondale della baia di Campi c’è ancora una nave romana che trasportava tegole, forse provenienti proprio dalle fornaci di Solona.

Anche sotto il livello dell’acqua l’ambiente è unico. Secondo l’associazione Vieste Scuba Explorers, che si occupa di monitorare e ripulire la costa, i fondali sono ricchissimi e hanno poco da invidiare alla Riserva Marina delle Isole Tremiti. Sull’isolotto del faro di Vieste è stata avvistata la foca monaca e le tartarughe Caretta caretta fanno saltuariamente la loro comparsa. A cinque metri di profondità si trovano spugne come la axinella, che in genere vive a più di 20 metri. Sono tutti indicatori di un mare pulito, anche se qualche volta compaiono rifiuti di plastica abbandonati da turisti poco rispettosi. A trasportarli sono le correnti, le stesse seguite da cefali, spigole e orate che da Lesina e Varano si spostano, da adulti, tra Vieste e Mattinata. Il passaggio sotto costa dei banchi di pesci è stato sfruttato dai “trabuccolanti”, che grazie alle loro macchine ingegnose riuscivano a pescare in abbondanza. A Vieste i trabucchi sono quattro, tutti ristrutturati dall’associazione “La rinascita dei trabucchi storici”, che ha in programma anche il recupero del trabucco sulla Testa del Gargano, nel punto più orientale della penisola.

La natura accidentata della costa, con strapiombi alte decine di metri, non lascia spazio per i sentieri. L’unico praticabile collega Mergoli alla spiaggia di Vignanotica, all’ombra dei grandi pini d’Aleppo e dei lecci che si alternano alle coltivazioni di ulivi, carrubi e mandorli. Un cammino emozionante in cui il profumo della resina e della gariga si fonde a quello del mare.

Similar Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Open chat
Salve👋
Come posso essere utile?