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Massimo Gallo

CLAUDE LEVI-STRAUSS (1908-2009)

CLAUDE LEVI-STRAUSS: IL VIAGGIO DI UN ANTROPOLOGO TRA STRUTTURE E MITI

Claude Lévi-Strauss nacque il 28 novembre 1908 a Bruxelles, in Belgio. Figlio di genitori francesi di religione ebraica, trascorse la sua infanzia a Parigi, dove fu profondamente influenzato dall’ambiente artistico e intellettuale del padre, Raymond, un pittore ritrattista.

Formazione e Prime Esperienze. Dopo aver studiato filosofia e diritto all’Università di Parigi tra il 1927 e il 1932, Lévi-Strauss iniziò a insegnare in una scuola secondaria e si avvicinò al circolo intellettuale di Jean-Paul Sartre. Nel 1934, accettò una posizione come professore di sociologia all’Università di São Paulo in Brasile, dove condusse ricerche sul campo tra le popolazioni indigene.

Gli Anni della Guerra e l’Influenza Americana. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Lévi-Strauss si trasferì negli Stati Uniti, dove insegnò alla New School for Social Research di New York dal 1941 al 1945. Qui, fu influenzato dal lavoro del linguista Roman Jakobson, che contribuì a plasmare il suo approccio strutturalista.

Il Ritorno in Francia e l’Ascesa Accademica. Tornato in Francia, Lévi-Strauss divenne direttore degli studi all’École Pratique des Hautes Études dell’Università di Parigi dal 1950 al 1974. Nel 1959, fu nominato alla cattedra di antropologia sociale al Collège de France.

Opere Principali e Contributi. Nel 1949, pubblicò la sua prima opera importante, “Le strutture elementari della parentela”. Il suo libro “Tristi tropici” del 1955, un’autobiografia intellettuale, gli portò grande riconoscimento. Altre opere significative includono “Antropologia strutturale” (1958), “Il pensiero selvaggio” (1962) e la serie “Mitologiche” (1964-1971).

Ultimi Anni e Eredità. Claude Lévi-Strauss morì il 30 ottobre 2009 a Parigi, all’età di 100 anni. Il suo lavoro ha avuto un impatto duraturo non solo sull’antropologia, ma anche su molte altre discipline, tra cui la filosofia, la letteratura e la psicologia.

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Claude Lévi-Strauss (Bruxelles, 28 novembre 1908 – Parigi, 30 ottobre 2009), intervistato per il programma Fino alla fine del mondo da Silvia Ronchey e Giuseppe Scaraffia, parla del proprio lavoro sui miti, che definisce, mutando l`espressione da Max Ernst, un collage. L’antropologo francese, negando allo strutturalismo lo statuto di filosofia tout court, spiega che l’intento di questo metodo d`analisi consiste nel riuscire a sbrogliare problemi concreti da ogni punto di vista, quali, ad esempio i rapporti matrimoniali o i legami di parentela. Rispondendo a questioni di scottante attualità – quali la violenza, la pedofilia – Lévi-Strauss sottolinea l`importanza del dialogo con la storia.

Documentario RAI
Claude Levi-Strauss
Miti di oggi
Rai Cultura

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