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Massimo Gallo

LE CONSONANTI

LE CONSONANTI

Si hanno le consonanti quando l’aria che esce dai polmoni incontra uno o più “ostacoli” lungo il tragitto per fuoriuscire dalla bocca o dal naso. In italiano i fonemi consonantici sono ventuno, quindici (ai quali si aggiunge la lettera h che però non ha valore fonetico) sono presenti come grafemi nell’alfabeto: b c d f g l m n p q r s t v z.

Le consonanti si distinguono in base al modo in cui vengono prodotte dell’apparato fonatorio e cioè da quegli organi che l’uomo utilizza per parlare. Esse si classificano a seconda del modo di articolazione e del luogo di articolazione.

Il modo di articolazione è determinato dalla maniera in cui gli organi (labbra, lingua ecc.) si posizionano e interagiscono tra loro, ostacolando l’aria che fuoriesce dai polmoni per produrre il suono voluto. Una consonante occlusiva viene, ad esempio, prodotta bloccando completamente (occludendo) e poi rilasciando all’improvviso il flusso dell’aria a livello della bocca, della faringe ecc.

Il luogo di articolazione indica invece il punto esatto in cui il suono è prodotto accostando le labbra, appoggiando la lingua al palato, ai denti, all’alveolo dentale ecc.

Un altro elemento che caratterizza la produzione delle consonanti nell’emettere il suono è l’attivazione o meno delle corde vocali:
• quando una consonante viene articolata con l’aiuto delle corde vocali, è detta sonora. Sono sonori i fonemi /v, g, b, d, dʒ/;
• quando la consonante viene articolata senza l’aiuto delle corde vocali è chiamata sorda. Sono sordi i fonemi /f, k, p, t, tʃ/.

Modo di articolazione
– Occlusive
Orali (sorde e sonore)
Nasali (sonore)
– Affricate
(sorde o sonore)
– Fricative
Spiranti (sorde e sonore)
Sibilanti (sorde e sonore)
– Liquide

Laterali (sonore)
Vibranti (sonore)

Luogo di articolazione
– Bilabiali
– Labio-dentali
– Alveolari
– Palatali
– Velari

p /p/ [Occlusiva, Bilabiale, Orale, Sorda]
b /b/ [Occlusiva, Bilabiale, Orale, Sonora]
m /m/ [Occlusiva, Bilabiale, Nasale, Sonora]

f /f/ [Fricativa, Labio-dentale, Spirante, Sorda]
v /v/ [Fricativa, Labio-dentale, Spirante, Sonora]

t /t/ [Occlusiva, Dentale, Orale, Sorda]
d /d/ [Occlusiva, Dentale, Orale, Sonora]
n /n/ [Occlusiva, Dentale, Nasale, Sonora]

z /ts/ lenza [Affricata, Alveolare, Sorda]
z /dz/ zona [Affricata, Alveolare, Sonora]

s /s/ sole [Fricativa, Alveolare, Sibilante, Sorda]

s /z/ rosa [Fricativa, Alveolare, Sibilante, Sonora]

l /l/ [Liquida, Alveolare, Laterale, Sonora]
r /r/ [Liquida, Alveolare, Vibrante, Sonora]

gn /ɲ/ ragno [Occlusiva, Palatale, Nasale, sonora]
c /tʃ/ cena [Affricata, Palatale, Sorda]
g /dʒ/ gelo [Affricata, Palatale, Sonora]
sc /ʃ/ [Fricativa, Palatale, Spirante, Sorda]

gl /ʎ/ aglio [Liquida, Palatale, Laterale, Sonora]

c /k/ coda [Occlusiva, Velare, Orale, Sorda]
g /g/ gallo [Occlusiva, Velare, Orale, Sonora]

Lettere e suoni

Le consonanti b d f l m n p r t v non presentano particolari problemi, perché i suoni coincidono esattamente con le lettere che li rappresentano. Le lettere che indicano le consonanti c g q s z sono usate, invece, per rappresentare suoni diversi tra loro.

La c e la g rappresentano ognuna due suoni distinti:

• davanti alle vocali a, o, u, davanti a consonante, davanti alla h e in fine di parola corrispondono alla /k/ di cane e alla /g/ di gatto: casa, cosa, cucina, credere, chiesa, tic-tac, gallo, goccia, gufo, grondaia, ghiro;
• davanti alle vocali e, i corrispondono alla /tʃ/, di cena e alla /dʒ/ di giro: cento, cigno, gesto, girino.

La s e la z rappresentano ognuna due suoni distinti:
• uno sordo, /s/, come quello di sole, falso e/ts/, come quello di azione, partenza;
• uno sonoro, /z/, come quello di rosa, fase e /dz/, come quello di ozono, azalea.

La q è in pratica un doppione della lettera c (pronunciata /k/ come in casa). La sua esistenza è dovuta essenzialmente a ragioni storiche: la troviamo davanti alla vocale u (quadro, quindici); ma nella stessa posizione è usata anche la c (cuoco, cuore).

La h non corrisponde a nessun suono. È usata nei casi seguenti:
• nelle forme del verbo avere: ho, hai, ha, hanno;
• per formare i digrammi ch, gh: anche, falchi, ghianda, ghermire;
• nelle esclamazioni ah, oh, ahi, ohi, ahimè ecc.

Le doppie

Molte consonanti possono essere pronunciate in due modi diversi che corrispondono a due differenti gradi di intensità:
• un grado detto tenue: casa, pala;
• un grado detto intenso: cassa, palla.

Per indicare la pronuncia intensa di una consonante si usa la stessa lettera raddoppiata, che noi conosciamo come la lettera doppia.

Nella nostra lingua sono presenti delle coppie di parole, come casa e cassa, che si distinguono unicamente per la durata della consonante: per questo è molto importante pronunciare in modo corretto le consonanti tenui (dette anche scempie) e quelle intense (o doppie)

Grado tenue – Grado intenso

papa – pappa
bara – barra
fato – fatto
cane – canne
caro – carro
nono – nonno
pena – penna

CURIOSITÀ

Nell’italiano parlato al Nord prevale la pronuncia tenue di tutte le consonanti, anche di quelle doppie: quelo, belo al posto di quello, bello. Invece, nell’italiano del Centro e del Sud (con l’unica eccezione della Toscana e dell’Umbria) si tende a raddoppiare certe consonanti anche quando sono scempie: nobbile, aggile al posto di nobile, agile.

Alcuni fonemi dell’italiano, quando si trovano all’interno di una parola, hanno esclusivamente la pronuncia intensa, anche se essa non viene sempre segnalata dal raddoppiamento grafico della lettera:

Esempio – Trascrizione fonetica

gl – aglio, figlio – aʎʎo, fiʎʎo
gn – bagno, legno – baɲɲo, leɲɲo
sc – fasciare, pesce – faʃʃare, peʃʃe
z sorda – lezione, pazzia – lettsione, pattsia
z sonora – azalea, mezzo – addzalea, meddzo

SI SICE MA NON SI SCRIVE

Attenzione, ci sono delle parole in cui la consonante z viene pronunciata come se fosse una lettera doppia, ovvero con lo stesso grado di intensità che ha in pazzo, attrezzo, apprezzare. Se infatti consideriamo queste parole dal punto di vista fonetico, ci sorge il dubbio che possano essere scritte con una doppia z: mozione o mozzione? Fazioso o fazzioso?

Quando andiamo a scrivere questi vocaboli dobbiamo ricordarci che la z è sempre scempia. Possiamo facilmente riconoscerli, perché ciò succede soltanto nei seguenti casi:
• nei nomi che terminano con -ione: azione, lezione, informazione;
• nei nomi che terminano in -zia, -zie, -zio: polizia, delizie, giudizio e nei loro derivati, poliziesco, delizioso, giudizioso.

Il raddoppiamento fonosintattico

Quando sentiamo parlare un toscano o un italiano proveniente da una regione centro-meridionale ci accorgiamo subito che, in certe circostanze, raddoppia le consonanti anche all’inizio di una parola: ad esempio nella frase vado a casa, un italiano centro-meridionale dirà /vado akkasa/, con la c di casa di grado intenso. Questo fenomeno si chiama raddoppiamento fonosintattico e, come dice il nome, riguarda la sintassi. Esso non è mai segnalato nella grafia e avviene soprattutto:
• dopo le parole monosillabiche è, già, né, che, chi, da, ho, ha, qua, qui, so, sto, tre, tra, tu ecc.: non so che fare /non sokkeffare/; detto tra noi /detto trannoi/;
• dopo una parola che finisce con una vocale accentata: caffè, perché, finì, città ecc.: caffè caldo /caffekkaldo/; perché mai /perkemmai/; finì bene /finibbene/.

Vi sono alcuni casi in cui il raddoppiamento fonosintattico è rappresentato anche nella grafia e cioè quando due parole si scrivono unite: caffellatte, cosiddetto, soprattutto, eccome, sennò, appena, davvero, evviva, lassù, neppure, suvvia ecc.

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