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Massimo Gallo

ABILITÀ DI COMUNICAZIONE

ABILITÀ DI COMUNICAZIONE

“Pensate alla soddisfazione e al piacere che proverete nel levarvi in piedi e nel comunicare con sicurezza e fiducia i vostri pensieri e i vostri sentimenti a un uditorio… conosco poche cose capaci di dare un piacere più grande del saper tenere un uditorio con il potere della parola. Si prova un senso di forza e di potenza”. (Dale Carnegie)

Affrontiamo il tema delle capacità comunicative con una buona notizia: ognuno di noi ha capacità e potenzialità, più o meno latenti, per alzarsi in piedi e comunicare con sicurezza ed efficacia di fronte a un uditorio. A testimonianza di questo assioma possiamo citare alcuni grandi oratori: da Cicerone ad Abraham Lincoln, a George Bernard Shaw. Tutti sono arrivati a esprimere il loro massimo potenziale pur avendo manifestato evidenti difficoltà all’inizio. Al di là dei riferimenti storici, possiamo confermare di avere visto giovani laureati, in forte crisi durante le prime presentazioni aziendali, trasformarsi in ottimi professionisti del parlare in pubblico.

La capacità comunicativa si può acquisire con relativa facilità.

Riconosciamo quattro condizioni fondamentali per esprimere al meglio il nostro potenziale comunicativo.

1. L’assoluta convenzione che vogliamo diventare eccellenti oratori e che abbiamo tutte le capacità per farlo. Il concetto di eccellenza che vogliamo affermare è quello tipico della Qualità Totale, vale a dire una spinta al miglioramento continuo, un impulso interiore a non sapersi accontentare dello standard di qualità raggiunto, volendo tendere al gradino superiore. Nella nostra esperienza di formazione questo desiderio al miglioramento personale è apparso come un denominatore comune, quanto meno nelle persone incontrate nei corsi.

Tuttavia abbiamo conosciuto anche soggetti refrattari a questo stimolo alla crescita personale. Ovviamente queste persone non erano disposte a dichiararlo esplicitamente e preferivano crearsi un alibi protettivo, tipo: “Preparare bene una presentazione significa perdere di spontaneità!”, oppure: “Io sono fatto così e le mie presentazioni sono sempre andate bene!”. In realtà però la chiave di lettura di queste affermazioni è: “Non ho nessuna intenzione di migliorare quello che sto facendo, ma soprattutto non desidero rimettermi in discussione!”.

2. Metabolizzare positivamente il contenuto della relazione. La presentazione importante va vissuta come un evento che ci sta a cuore e al quale dobbiamo dedicare tempo adeguato per la preparazione. Il copione preparato in anticipo viene assorbito nei nostri pensieri, arricchito di dettagli e approfondimenti, fino a prevedere le domande e le obiezioni che ci potrebbero essere fatte.

Metabolizzare il contenuto di una relazione significa farla scorrere nel sangue, trasferirla a livello di subconscio per esibirla con la disinvoltura e la sicurezza tipiche di chi non deve pensare nell’elaborare un messaggio dai contenuti familiari.

In antitesi alla metabolizzazione della relazione c’è la preparazione fatta in fretta, quella dell’ultimo minuto prima di andare in scena oppure, ancora peggio, c’è la presentazione preparata da altri, tipo la relazione politica, quella che deve necessariamente essere letta, e che porta l’oratore a espressioni d mal celato stupore, che sembrano dire: “Chissà cosa voleva dire chi ha scritto questa relazione con questa frase!”.

3. Acquisire la consapevolezza che l’abilità di comunicazione non è qualcosa di cromosomico, ma risponde a regole ben precise che possono essere acquisite e applicate. Il primo grande successo del partecipante ai corsi di comunicazione si ottiene con la presa di coscienza che oratore non si nasce, ma si diventa, e soprattutto con lo scoprire che un’efficace comunicazione comporta il rispetto di alcune semplici regole (postulati della comunicazione).

Gli articoli che seguono esamineranno ogni piccolo dettaglio destinato ad apprendere e potenziare le capacità necessarie a parlare in pubblico.

4. Fare pratica, pratica, pratica. Il miglioramento nella comunicazione presuppone una modificazione comportamentale; il cambiamento infatti non viene ispirato solo dalla lettura o dall’osservazione (cioè dalla presa di coscienza), ma per realizzarsi richiede anche di essere praticato. Vedremo, ad esempio, che un bravo oratore deve avere un contatto visivo sicuro che spazia su tutti i partecipanti. Dal capire quanto sia importante il contatto visivo a saperlo praticare il passo è lungo. Possiamo dire che “tra il dire e il fare c’è di mezzo tanta pratica”.

Per migliorare il proprio potenziale occorre cogliere ogni occasione per esercitare le proprie capacità. Una presentazione aziendale, una riunione scolastica, una riunione condominiale, una barzelletta a un gruppo di amici sono tutte occasioni per fare pratica e sviluppare le proprie capacità.

La comunicazione non verbale

Nel trattare le abilità di comunicazione dobbiamo dare doveroso risalto a tutti gli elementi che contribuiscono all’efficacia comunicativa. Quando sentiamo parlare di comunicazione, la nostra mente pensa al linguaggio tradizionale quale strumento comunicativo per eccellenza. In genere tendiamo a sottovalutare tutti gli altri strumenti che utilizziamo per trasmettere o dare più forza al nostro messaggio.

Questi strumenti sono:
– le parole;
– i toni e il volume di voce (Linguaggio paraverbale);
– il linguaggio non verbale (L.N.V.), rappresentato dalla gestualità, dalla posizione del corpo, dalla mimica facciale, dal sorriso, dal contatto visivo ecc.;
– i supporti visivi.

Chi ha poca esperienza nel parlare in pubblico in genere dà molto risalto alle parole, finendo con il soffocare gli strumenti tradizionali della comunicazione quotidiana, vale a dire le tonalità e la spontaneità del L.N.V.

Trascuriamo per il momento i supporti visivi, il cui peso nella comunicazione sarà affrontato in altri articoli, e andiamo a valutare l’efficacia comunicativa dei primi tre strumenti. Questa valutazione è resa possibile dai risultati degli studi sulla comunicazione svolti negli anni ’60 negli Stati Uniti da Albert Mehrabian. Egli osservò come, in una normale comunicazione, la ricezione del messaggio (efficacia comunicativa) sia data solo per il 7% dalle parole, per il 38% dai toni di voce e per il 55% dal linguaggio non verbale.

Questo studio dette il colpo di grazia agli ultimi retaggi di scuola retorica della comunicazione, quella scuola che consigliava il controllo della gestualità e il soffocamento delle proprie emozioni. Il presupposto della retorica era che un oratore, per essere un professionista credibile, doveva assumere “posizioni da imbalsamato” ed esibire un eloquio raffinato, destinato ai pochi eletti.

Se noi mettiamo sui piatti di un’ipotetica bilancia due pesi:
– il primo rappresentato dal cosa dico: vale a dire dal contenuto del messaggio,
– il secondo dal come lo dico: toni di voce e L.N.V.,

Il secondo piatto peserà 13 volte più del primo (93% contro il 7% delle parole).

Le conclusioni che possiamo trarre ci dicono che un oratore smorto è privo di dinamismo e un pizzico di entusiasmo perderà inesorabilmente l’efficacia comunicativa.

Quando affrontiamo questo tema nei programmi formativi abbiamo una reazione vivace, quasi di contestazione. In genere il relatore vecchio stile non accetta che il contenuto del proprio messaggio, l’attestato della sua cultura ed esperienza, sia così “declassato”.

L’errore consiste nel voler mettere a confronto il “cosa” con il “come“. Non è questo l’approccio corretto! Per quanto importanti e profondi siano i contenuti della relazione, occorre dare loro vita esprimendo al meglio tutte le capacità comunicative.

A testimonianza di ciò basti ricordare quanti relatori vi hanno aiutato a dormire nelle loro conferenze! Difficilmente il loro problema era legato alla scarsa preparazione o a contenuti di scarso valore, bensì a una scarsa capacità comunicativa.

Capacità comunicative

Incisività della comunicazione
– Parole 7%
– Tono della voce 38%
– L.N.V. 55%

Nei prossimi articoli esamineremo analiticamente tutti quei comportamenti necessari a garantire all’oratore, in piedi di fronte a un gruppo, un’immagine di sicurezza e di professionalità.

Alla luce di quanto abbiamo appreso dagli studi di Mehrabian andremo a esaminare quegli aspetti del L.N.V. che contribuiscono a rafforzare la comunicazione.

La tabella riassuntiva sotto riportata ci offre una sintesi delle capacità comunicative che abbiamo individuato.

Questi comportamenti saranno raggruppati nelle seguenti categorie:
• contatto visivo;
• gestualità;
• posizione e movimenti;
• volume e tono di voce;
• linguaggio non parole pause;
• abbigliamento;
• personalità, humour ed entusiasmo;
• gestione dello stress.

Potenzialità comunicative
OGNUNO DI NOI HA LE CAPACITÀ POTENZIALI PER PARLARE IN PUBBLICO
1. Desiderando eccellere.
2. Metabolizzando la presentazione (vivendola mentalmente).
3. Prendendo coscienza dei postulati della comunicazione.
4. Facendo continuamente pratica.

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