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Massimo Gallo

ABBIGLIAMENTO

ABBIGLIAMENTO

“L’abito non fa il monaco, ma influenza la prima impressione. L’oratore professionista cura nei dettagli la costruzione di una buona prima impressione!”

La cultura americana suggerisce, o forse impone, un ostentato ricorso all’abito classico durante le conferenze. Per gli uomini l’abito scuro con gilet sembra essere una divisa militare che non ammette deroghe.

Nella nostra cultura appare a volte superfluo, se non addirittura ridicolo, discutere a fondo sui dettagli relativi all’abbigliamento, tuttavia ci sono alcuni consigli che possiamo seguire.

Alcuni consigli sull’abbigliamento:

  • L’abito deve essere sempre in sintonia con il pubblico che abbiamo di fronte. Per esempio, se ci troviamo di fronte a un gruppo di studenti in camicia potremmo ricorrere a un abito sportivo, mentre l’eventuale doppio petto blu potrebbe accentuare la diversità con l’uditorio rafforzando possibili barriere psicologiche. Il fenomeno opposto lo si vivrebbe presentandosi in abito casual a un meeting molto formale.
  • Il copione d’abbigliamento formale prevede che il presentatore uomo inizi la sua relazione con giacca abbottonata e cravatta, in modo da rafforzare un primo impatto positivo; ma questo non significa affatto che, se le condizioni lo permettono, il relatore non si possa mettere successivamente a proprio agio levandosi la giacca.
  • L’abito non deve essere troppo appariscente, deve essere adatto alla persona e farla sentire a proprio agio davanti all’uditorio.
  • È consigliabile eliminare gli status symbol (anelli, orologi strani, catene vistose e così via) e tutto ciò che di stravagante e originale può creare in qualche modo diffidenza o distrazione nei presenti.

In definitiva si può dire che l’oratore deve curare il proprio abbigliamento per favorire una buona prima impressione, deve cercare la sintonia con l’ambiente senza eccessi (cravatte o vestiti vistosi, anelli, bracciali ecc.).

Nell’esperienza maturata negli Stati Uniti ricordo che ai neoassunti che partecipavano ai corsi di formazione iniziali veniva consegnato un dépliant che indicava modelli e colori di abiti consigliati in particolare per le occasioni importanti come le presentazioni aziendali. Ho sempre pensato che la cultura americana, piuttosto disinvolta e stravagante nell’abbigliamento, abbia bisogno di una guida chiara per sfuggire alla tentazione di camicie hawaiane o di vestiti a quadrettoni.

Quei dépliant riportavano anche modelli e colori raccomandati per i tailleur femminili, ma in anni di esperienza professionale in Italia ho visto raramente stonature così evidenti da suggerire la traduzione e il riadattamento di quel dépliant americano.

Per le donne il problema abbigliamento è più delicato che per l’uomo, poiché la donna non ha la possibilità di rifugiarsi nella classica divisa rappresentata da giacca e cravatta.

Quali sono allora i suggerimenti per l’abito femminile? Non ci sono, neanche in questo caso, regole fisse, se non quella della sobrietà e della misura dettate dal comune buon senso. È essenziale evitare un abbigliamento eccentrico e soprattutto un look che possa in qualche modo risultare provocante e vistoso: ne guadagnerà il livello di attenzione dell’uditorio.

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