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STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA – L’ETÀ MEDIEVALE

STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA – L’ETÀ MEDIEVALE

Nel periodo che va dalla dissoluzione dell’Impero romano d’Occidente fino al XII secolo, a detenere il monopolio nella gestione dell’intero patrimonio culturale è la Chiesa: i monasteri sono i più importanti luoghi della cultura medievale, non solo per il valore dei loro scriptoria (luoghi in cui i monaci amanuensi svolgevano il prezioso ufficio di trascrizione dei codici manoscritti), ma anche per l’attività educativa svolta dalle loro scuole e per i contatti che essi instauravano tra loro e con i centri di potere politico più inclini alle attività culturali.

Il Duecento

Una svolta decisiva è segnata dalla nascita delle università. Esse traggono origine dall’esperienza degli studia urbani (in Italia i più importanti sono quelli di Bologna e Salerno, in Francia le scuole di Parigi), che tra il XII e il XIII secolo definiscono giuridicamente il proprio carattere di istituzioni pubbliche, costituendo organismi di livello superiore, gli studia generalia. Oltre alle Università di Bologna e Parigi, le più celebri e frequentate, si ricordano quelle di Padova (sorta nel 1222 in seguito a una secessione dell’Università bolognese) e di Napoli (fondata nel 1224 dall’imperatore Federico II).

Le università (il nome deriva da universitas magistrorum et scholarum, cioè «totalità dei maestri e degli studenti», organizzati in corporazioni che ottengono particolari benefici giuridici ed economici dalle città) completano la preparazione superiore attraverso l’insegnamento della teologia, del diritto, della medicina, delle arti liberali e concedono la licenza di insegnamento, cioè la laurea: di fatto, organizzano i quadri professionali necessari al nuovo sviluppo della civiltà.

A questi centri occorre ancora aggiungere la corte. Prima fra tutte, e unica nel suo genere, è la corte sveva dell’imperatore Federico II, uomo colto, studioso e poeta, che raccoglie intorno a sé illustri intellettuali italiani e stranieri, promuovendo studi filosofici e scientifici, di medicina, astrologia, alchimia. Alla corte di Federico II, tra il 1230 e il 1250, nasce una vera e propria scuola poetica, la cosiddetta scuola siciliana, i cui rappresentanti, accogliendo e rielaborando la tradizione della poesia provenzale, danno inizio alla tradizione della lirica illustre italiana.

Ultimi ma non meno importanti centri di diffusione della cultura sono la strada, la piazza, il mercato. Non bisogna dimenticare, infatti, che nel Duecento il principale canale di diffusione della cultura resta l’oralità. Nei luoghi pubblici, i giullari intrattengono il popolo con spettacoli e recitazioni di cantari cavallereschi, i predicatori attirano grandi masse di persone, pronte ad ascoltare e meditare, ma anche ad apprendere contenuti e precetti per loro nuovi.

Il trecento

Durante il Trecento, le modalità e i centri di produzione e diffusione della cultura restano, sostanzialmente, quelli già esistenti nel XIII secolo, ma acquistano particolare rilievo determinate città e alcune corti di signori e sovrani.

Bel generale clima di disgregazione, Firenze si conferma il centro culturale più prestigioso d’Italia, sebbene numerosi scrittori fiorentini per ragioni diverse (ma spesso perché esuli politici) se ne allontanino (da Dante a Fazio degli Uberti, da Petrarca a Boccaccio). Percorrendo l’intera penisola, essi contribuiscono alla diffusione dei modelli letterari fiorentini.

All’inizio del secolo molto ambiziosa si rivela anche la politica culturale del Regno di Napoli: nella città partenopea, specie sotto Roberto d’Angiò, si diffondono la cultura cortese di Francia e i modelli letterari fiorentini (il gusto narrativo e cortese del giovane Boccaccio si forma appunto in questo clima e a Napoli soggiorna anche Petrarca).

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