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Massimo Gallo

CANTO XII – L’INFINITO (GIACOMO LEOPARDI)

“L’INFINITO” DI GIACOMO LEOPARDI

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.

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SPIEGAZIONE

Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude

Leopardi inizia la poesia con un tono intimo e personale, esprimendo il suo affetto per il “colle solitario” e la “siepe” che limita la vista dell’orizzonte. Questo colle rappresenta un luogo di rifugio e meditazione per il poeta, mentre la siepe simboleggia i limiti fisici e mentali che l’uomo incontra nella vita. La siepe, pur essendo un ostacolo, stimola l’immaginazione del poeta, spingendolo a pensare oltre i confini visibili.

Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor non si spaura

Seduto e contemplando, Leopardi immagina “spazi interminati” oltre la siepe, “silenzi sovrumani” e una “profondissima quiete”. Questi elementi rappresentano l’infinito e l’eterno, concetti che affascinano e al contempo spaventano il poeta. La sua immaginazione lo porta a concepire un universo vasto e silenzioso, dove il cuore quasi si smarrisce per l’immensità e la solitudine percepita.

E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei

Il suono del vento tra le piante riporta il poeta alla realtà, ma allo stesso tempo lo spinge a confrontare il “silenzio infinito” con il suono presente. Questo confronto evoca in Leopardi il pensiero dell’eternità, delle “morte stagioni” (il passato) e della “presente e viva” (il presente). Il poeta riflette sul trascorrere del tempo e sulla fugacità della vita, temi centrali nel suo pensiero.

Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare

Infine, Leopardi descrive come il suo pensiero si perda nell’immensità dell’infinito. L’immagine del naufragio, solitamente negativa, qui diventa dolce e piacevole. Il poeta trova conforto e piacere nel perdersi nell’infinito, un concetto che riflette il suo desiderio di trascendere i limiti umani e trovare una sorta di pace nell’immensità.

Il Pensiero di Leopardi
Leopardi è noto per il suo pessimismo, che si articola in diverse fasi: il pessimismo storico, che vede la storia umana come un continuo declino, e il pessimismo cosmico, che considera l’universo indifferente e ostile all’uomo. Tuttavia, in “L’infinito”, emerge anche la sua poetica dell’indefinito e del vago, dove l’immaginazione e la contemplazione dell’infinito offrono un temporaneo sollievo dalla sofferenza esistenziale.

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Canto XII: L’infinito
di Giacomo Leopardi
Interpretato da Elio Germano
(film “Il giovane favoloso”)

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