COME SI SCEGLIE UN PERSONAL TRAINER
La scelta di un bravo personal trainer è un elemento estremamente importante, può fare la differenza fra il raggiungimento di ottimi risultati o l’andare incontro a gravi infortuni. Fra queste due conseguenze c’è naturalmente tutta una gamma di sfumature intermedie, che passano anche per una semplice inefficacia dell’allenamento.
Considerato il costo di un personal trainer ma, prima ancora, il fatto di porre nelle sue mani la propria salute, si rende fondamentale operare una scelta assolutamente attenta. Conoscere gli elementi importanti nel corso della valutazione del professionista da assumere è importante per ciascun cliente. Ma sarà altrettanto importante che tali elementi siano noti anche a chi aspira a divenire uno stimato professionista, in modo da incrementare gli elementi a suo favore. Al momento d valutare un bravo personal trainer, i punti che depongono a suo vantaggio, o a suo svantaggio, sono i seguenti:
Iter formativo: che percorso di studi ha compiuto il personal trainer? Un personal trainer laureato in una disciplina inerente il fitness, o addirittura laureato in più discipline che abbiano ruoli complementari nella pratica sportiva (ad esempio: scienze motorie e fisioterapia, oppure scienze motorie e scienze della nutrizione, scienze motorie e psicologia, ecc.), che segue regolarmente corsi e master di aggiornamento, seminari di settore, convegni ecc. è certamente quanto di meglio si possa chiedere. Se, per contro, il personal trainer in esame si limita a sfogliare qualche rivista patinata, e denota evidenti lacune fin dal modo di esporre i concetti che dovrebbe padroneggiare, il rischio che non sia adeguatamente preparato è molto elevato. Rischio che, ovviamente, ricade sui suoi clienti. Purtroppo al momento non esistono normative che tutelino seriamente il consumatore rispetto a chi millanta di essere un professionista. Le poche regole esistenti sono facilmente aggirabili. Spetta pertanto al fruitore del servizio assicurarsi della serietà del suo personal trainer. L’idea di chiedere la visione del curriculum è da prendere seriamente in considerazione, tenendo ben presente che non occorre solo considerare il numero di voci che riporta, ma anche il valore delle singole esperienze citate.
Esperienza professionale: da quanto tempo opera lavorativamente nel settore sportivo? Tanti anni di esperienza rendono più affidabile un professionista. Questa non è una buona ragione per ridurre le opportunità dei nuovi trainer di lavorare e accrescere a loro volta il bagaglio delle esperienze, ma certamente è un elemento di valutazione importante, soprattutto per chi ritiene di avere esigenze specifiche. Alcuni aspiranti personal trainer storcono il naso di fronte a questa richiesta, cioè di aver maturato esperienze pregresse. Occorre ricordare che l’acquisizione di esperienza passa attraverso numerosi canali. Non si matura soltanto attraverso l’attività svolta on modo retribuito, ma può essere accresciuta anche richiedendo un affiancamento gratuito. Tanto per fare un esempio, esistono delle professioni per le quali, le leggi in vigore, prescrivono l’obbligo di un tirocinio gratuito post-laurea, finalizzato proprio ad acquisire e certificare delle esperienze. Pur non essendoci una legge che lo imponga a chi vuol fare del settore sportivo il proprio lavoro, non vi è neppure una che vieti a un personal trainer di trovare in ottimo collega, già affermato, al quale chiedere se può assisterlo ed affiancarlo gratuitamente per un certo periodo di tempo. Essere stati assistenti di un preparatore di una squadra di serie A per un paio d’anni, ha certamente un valore maggiore che non essere stati dipendenti retribuiti di una palestra di periferia per un analogo periodo di tempo. L’esperienza può essere maturata in vario modo. Generalmente quanto più impegno richiede, tanti maggiori frutti potrà portare.
Meriti sportivi: da soli non bastano a qualificare un bravo personal trainer: I meriti sportivi, ma anche i successi personali sul piano fisico, possono essere imputabili non alla sua preparazione, ma a quella di chi ha seguito l’allenamento del personal trainer, che ha messo certamente impegno, costanza e prestanza fisica, ma non necessariamente ha affinato le sue conoscenze. Essere dei campioni, non essere in sovrappeso, possedere un fisico scultoreo, non significa essere in grado di far raggiungere obiettivi analoghi alla propria clientela. Né significa necessariamente il contrario. Sarebbe come ritenere un cattivo cardiologo il medico che ha avuto un infarto, e ottimo colui il quale semplicemente non ne ha avuti, anche se le competenze professionali vacillano. Se i risultati sportivi non sono il solo elemento di vanto, ma si sommano a un idoneo percorso formativo, la situazione si ribalta, e assegna ulteriore merito al personal trainer.
Extra: un personal trainer che ha all’attivo lavori personali nel campo della ricerca sportiva, che pubblica libri o scrive per riviste di settore, che collabora con università e istituti formativi, è certamente il top che si possa incontrare. Normalmente però, anche i prezzi che applica, saranno al livello della sua preparazione.
Scarso aggiornamento e approssimazione: cosa fa il personal trainer per restare informato? È sconfortante constatare lo scarso aggiornamento che spesso affligge chi lavora nel settore del fitness. Frequentemente associato all’idea che essere formati, magari con un percorso universitario, sia una condizione sufficiente per non aver bisogno di alcun altro elemento aggiuntivo. Questa idea è sbagliata su tutti i fronti, spesso evidenzia che nel periodo della formazione si è acquisito poco, talmente poco da non aver compreso neppure la complessità delle discipline che ruotano attorno al mondo del fitness, e la rapida evoluzione che subiscono. Si finisce col restare aggrappati ad idee vecchie di decenni, spesso superate. Oppure a citare strenuamente sempre e solo un autore, un libro, un metodo. Segno evidente che ci si è limitati a leggerne uno soltanto. Purtroppo la situazione è comune a molti, moltissimi istruttori che, acquisito il titolo di studio, trovato un impiego più o meno stabile, smettono di tenersi aggiornati, di studiare, di apprendere quanto di nuovo è stato scoperto. Vent’anni senza aggiornarsi non sono concessi a nessuno, tanto meno in settori come il fitness, che solo un decennio fa aveva connotati completamente diversi, assunti spesso empirici, teorie basate sul nulla. L’eventuale possesso di una laurea, sia chiaro, deve costituire un punto di partenza. Il livello minimo che permette poi un successivo apprendimento di elementi complessi. Ritenerlo già il vertice della propria preparazione può giocare gravi scherzi.
Tutto quanto fino a qui elencato rientra ovviamente nella sfera dell’oggettivamente rilevabile, cioè delle competenze tecniche e professionali. Ma un personal trainer è prima di tutto una persona, con la quale condividere momenti anche di feeling, cioè quelli tipici dell’attività sportiva. Dovrà risultare simpatica, motivante, e dovrà essere capace di mettere a proprio agio i clienti rendendo piacevole l’allenamento.
Tutti questi fattori emergono con il tempo e la conoscenza, partire della richiesta (o dall’offerta analizzando il punto di vista del personal trainer) di una lezione di prova, è certamente il primo passo utile per avere un’idea di massima dell’idoneità professionale di in trainer.
Avere un personal trainer che segue il proprio allenamento, pur non essendo più un vero e proprio status symbol, rappresentata comunque un elemento di distinzione e di tendenza, pertanto è una figura molto richiesta. Anche “fare” il personal trainer riveste un fascino molto particolare. Quindi occorre fare molta attenzione a chi si improvvisa capace di compiere tale lavoro, solo per potersi fregiare del titolo di “personal trainer” e non per le reali competenze.