FONDAMENTI DI PEDAGOGIA
PEDAGOGIA, EDUCAZIONE E FORMAZIONE
La pedagogia (dal greco pâis, fanciullo, e agogé, guida, quindi, letteralmente, <<guida dei fanciulli>>) è oggi comunemente definita come la scienza o il complesso delle scienze e dei saperi relativi all’educazione.
Questa riflette diverse accezioni etimologiche, che possono essere ricondotte al significato dei due termini latini dai quali deriva: educāre, che significa contemporaneamente <<allevare>> e <<nutrire>>; ed educĕre, composto da e- (ex- <<fuori>>) e dal verbo ducĕre, che vuol dire <<condurre>>, <<tirare fuori>>, <<sviluppare>>. L’educazione fa dunque riferimento sia alla dimensione dello sviluppo delle potenzialità umane che alll’affinamento dei valori, degli affetti, delle relazioni sociali. Educare, in senso molto esteso, significa effettuare un complesso processo di intervento culturale sugli individui, presi singolarmente oppure come gruppo. Il percorso educativo presuppone la possibilità di <<formare>> un soggetto singolo o una comunità, uno studente, una classe, un insieme di individui più o meno affini.
Il termine, da questo punto di vista, indica propriamente l’acquisizione degli atteggiamenti e delle capacità generali che riguardano in primo luogo la sfera del comportamento etico (si pensi all’espressione <<educazione morale>> o addirittura alla disciplina <<educazione civica>>), oltre che tutte le altre dimensioni-chiave della nostra personalità (ad esempio, possiamo parlare di un’educazione <<affettiva>> se vogliamo indicare la crescita a livello sentimentale o emotivo delle nostre relazioni con gli altri; ma si sente parlare spesso anche di educazione <<linguistica>> per indicare, nello specifico, la competenza e l’apprendimento delle lingue e delle culture straniere).
Cosa si intendeva invece con il termine <<formazione>> – e quali siano le sfumature di senso che differenziano questo termine dalla parola <<educazione>> – è una questione meno definita. A volte educazione e formazione sono usati semplicemente come sinonimi (si può, ad esempio, parlare indistintamente e correttamente di <<educazione sociale>> o di <<formazione sociale>> senza intendere due cose diverse); in altre occasioni la parola <<formazione>> allude a processi di apprendimento di u a specifica abilità professionale: si pensi ai molteplici <<corsi di formazione>> attraverso i quali le società complesse come quella attuale divulgano continuamente e costantemente saperi, pratiche, tecniche, abilità, competenze professionali ritenute imprescindibili per una efficace integrazione sociale e culturale dei loro membri.
Volendo semplificare, possiamo dire però che l’accezione più adeguata del termine formazione è quella per cui esso indica il complesso degli eventi in grado di esercitare un’influenza globale (cioè non solo cognitiva, mentale, culturale ma anche sociale e affettiva) dell’individuo. Detto in altri termini, l'<<attività formativa>> di cui oggi tanto si sente parlare costituisce l’insieme delle iniziative individuali e/o collettive attraverso cui una certa società trasmette non solo la propria cultura, ma anche i propri modelli e stili di vita, le proprie norme comportamentali, etiche, estetiche, di gusto. In sintesi: i suoi valori di fondo.
Effetti dei processi educativo-formativi
Quando parliamo di formazione alludiamo sempre a qualcosa di più ampio e articolato sia rispetto ai processi di semplice trasmissione del sapere (di cui si occupa il campo specifico dell’istruzione) sia alle pratiche di insegnamento di determinate abilità tecniche e fisiche (ad esempio quelle richieste dallo sport o dalle discipline militari, ma anche quelle legate all’elemento pratico e <<manuale>> di certe attività artistiche, come dipingere o suonare uno strumento). <<formare>> significa, da questo punto di vista, stimolare un individuo a raggiungere una migliore coscienza e conoscenza di sé e del suo mondo, a potenziare la propria personalità lungo l’intero ciclo della vita.
Possiamo quindi, per il momento, sintetizzare affermando che si ha formazione quando sono in gioco contemporaneamente tutti i seguenti aspetti dell’individuo:
- quello psichico, relativo alla dimensione interiore, affettiva, cognitiva;
- quello etico, che riguarda il comportamento e le relazioni con gli altri, ciò che, con una terminologia filosofica, viene definita la dimensione <<intersoggettiva>> della nostra vita, quella che riguarda il rapporto dialogico tra individui;
- quello sociale, incentrato sui complicati e stratificati processi di scambio simbolico ed esistenziale con l’ambiente circostante e con le istituzioni politiche in cui si vive.
In un senso un po’ più preciso, dunque, l’attività dell’educare – che ha origini antiche quando la nostra stessa civiltà – consiste in primo luogo nel permettere agli individui (non solo bambini e adolescenti ma anche adulti e anziani) di svilupparsi armonicamente, di arricchire la propria dimensione culturale, biologica, socio-psicologica.
Educare alla complessità
Il progetto fondamentale della pedagogia, come abbiamo visto, è l’educazione della ragione. Questo progetto dovrà dunque seguire il nuovo modello di ragione intesa ora come ragione problematica, capace di pensare la complessità del reale. Educare alla ragione problematica significa educare a pensare in maniera complessa, a conoscere la natura stessa della conoscenza è del processo conoscitivo (che comprende il soggetto che conosce, il suo punto di vista, il suo sapere e il suo modello conoscitivo)
C’è dunque un’autoriflessività della conoscenza è la consapevolezza di una complessità di presupposti, punti di vista e metodi, che possono essere selezionati ma anche interconnessi e incrociati. È in questo senso che la pedagogia intreccia contingenza e utopia, singolarità e differenza, aspetti cognitivi e dimensione affettiva, ragione e creatività.
SVILUPPO DELL’IDENTITÀ PERSONALE
Da quanto abbiamo finora esposto, si chiarisce come lo scopo generale sotteso a qualsiasi processo educativo-formativo dovrebbe essere quello di consentire al maggior numero di individui di interagire positivamente e produttivamente con l’ambiente umano e sociale in cui vivono. Formarsi dovrebbe poter significare infatti, ad un altro e più profondo livello, sviluppare al massimo grado possibile la propria identità psichica e sociale, i propri tratti caratteriali e la propria singolare <<visione del mondo>>.
Da un un punto di vista storico, numerose e spesso divergenti sono state le posizioni riguardo il senso da conferire alla pratica e alla teoria dell’educazione.
Possiamo indicare, per semplificare al massimo, una contrapposizione che ha attraversato, e attraversa in parte ancora oggi, tutta la storia educativa occidentale: quella tra prospettive pedagogiche che puntano sull’educazione come adeguazione del singolo uomo ai canoni della realtà sociale, e prospettive che mirano all’incremento della coscienza e delle libertà individuali anche in contrapposizione ai modelli sociali dominanti.
Definiamo le prime come teorie sociocentriche, volte cioè a preservare la solidità e stabilità del sistema sociale nel suo complesso piuttosto che le libertà del singolo. Si tratta di approcci e posizioni incarnatisi storicamente in una pluralità di forme molto diverse e che, soprattutto nel Novecento, hanno trovato terreno fertile in contesti storico-politici caratterizzati da un deciso intervento dello Stato nella vita dei cittadini: tipici in questo senso sono stati gli orientamenti educativi dei totalitarismi politici come il fascismo, il nazismo e il comunismo.
Le seconde, che possiamo semplicisticamente definire teorie individualistiche, alludono a posizioni secondo le quali l’educazione deve costituire il processo-base che consente ad ogni singolo individuo di affermarsi autonomamente e criticamente rispetto all’ambiente socio-politico di appartenenza. Si tratta di una posizione largamente dominante oggi a livello di elaborazione teorica generale (quasi tutti i sistemi politici occidentali attuali si definiscono <<liberali>>, cioè garanti dei diritti e delle libertà fondamentali dei loro cittadini) anche se ancora di incerta e precaria realizzazione pratica.
Negli anni più recenti sono state, infine, elaborate una pluralità di teorie che in qualche modo rappresentano un punto di incontro e di sintesi abbastanza realistico tra questi due approcci contrastanti. Si tratta di ipotesi centrate sulla convinzione che nelle società complesse come la nostra il potenziamento delle proprie capacità personali possa rappresentare nello stesso tempo anche un arricchimento del gruppo sociale di appartenenza, cioè della comunità o della realtà ambientale con cui si è a contatto e non soltanto una sottomissione o adeguazione ad esse. Nel testo, tratto da La cultura dell’educazione di Jerome Bruner, uno dei massimi esperti mondiali di problemi educativi, caposcuola di un indirizzo noto come psicologia culturale, viene ad esempio posto l’accento proprio sull’importanza di considerare i fenomeni di apprendimento (cioè il cuore stesso dell’attività formativa) come una sintesi tra abilità personali (sviluppo della dimensione individuale) e capacità di relazione con gli altri (sviluppo della dimensione sociale).
Nel testo <<Nell’educazione un tesoro>>, infine, Delors sostiene che l’educazione è al centro sia dello sviluppo della persona che della comunità. L’educazione si basa su quattro pilastri: imparare a vivere insieme, imparare a conoscere, imparare a fare, imparare ad essere.
PEDAGOGIA COME METODOLOGIA SCIENTIFICA
Come si può vedere anche da queste prime indicazioni, il concetto di educazione, le sue pratiche, i suoi saperi richiedono una disciplina molto complessa: a questa disciplina, come abbiamo ricordato all’inizio, diamo il nome di pedagogia. Visto però l’ampiezza del campo di indagine (l’attività educativa è uno di quei processi che si riscontrano in tutte le culture umane) le dottrine o le scienze dell’educazione hanno principalmente lo scopo di sintetizzare quel sapere utilizzabile concretamente come presupposto dell’attività educativa stessa. Tale sapere riguarda anzitutto due aspetti generali: gli scopi o le finalità che si vogliono raggiungere e i mezzi con cui si intende procedere. A questi va aggiunto un terzo aspetto: l’oggetto specifico delle pratiche educative, cioè l’alunno, l’allievo, l’educando, il discente (sono tutti sinonimi) colto nella sua individualità, nei suoi bisogni, nelle sue motivazioni ma anche nei suoi problemi (quest’ultimo aspetto costituisce il grande ambito della pedagogia speciale o di recupero, quella che si rivolge all’allievo svantaggiato o con disabilità)
In sintesi, possiamo dire che la ricerca pedagogica si delinea sostanzialmente attorno ai seguenti ambiti:
- teoria dei fini o scopi dell’educazione;
- studio dei metodi, degli strumenti o delle forme organizzative dell’educazione stessa;
- attenzione teorico-pratica nei confronti dello studente o dell’educando in genere.
Tutto ciò, come è piuttosto evidente, richiede un sapere complesso, articolato in vari rami, dinamico ma soprattutto il più possibile scientifico: la pedagogia infatti, ad un certo grado di sviluppo del pensiero occidentale, si è andata profilando proprio come la scienza o meglio l’insieme delle scienze che riguardano in fenomeni educativi. È importante cogliere questo aspetto perché non è sempre stato così. Per secoli il sapere sull’educazione è stato qualcosa di profondamente diverso da un sapere scientifico come lo intendiamo oggi: la pedagogia ha una lunga storia come parte minore, ausiliaria, accessoria della filosofia e della religione, oppure come semplice pratica di insegnamento. Soltanto nell’età moderna è iniziata una graduale presa di coscienza dell’importanza di elaborare una sistematica metodologia dei processi educativi. Certo, neppure oggi l’apparato scientifico della pedagogia può assimilarsi per esattezza e precisione a quello di altre discipline come la matematica, la fisica, la chimica, la biologia, ecc. Tuttavia la scommessa delle attuali scienze dell’educazione è proprio quella di riuscire a delineare, negli anni a venire, dei metodi sperimentali controllabili e tendenzialmente applicabili al maggior numero di soggetti. Da quest’angolatura, possiamo dire che il processo pedagogico affida oggi la sua scientificità a due elementi fondamentali:
- il primo riguarda il notevole patrimonio di conoscenze pervenute, nel corso del ‘900, dalla psicologia, soprattutto quella infantile e dell’età evolutiva. Tali conoscenze riguardano sia la natura e lo sviluppo generale della mente umana sia in processi e i meccanismi specifici di apprendimento nei bambini e negli adolescenti;
- il secondo riguarda la tecnica dell’istruzione, vale a dire lo studio dei metodi più efficaci per progettare e controllare il risultato effettivo dell’insegnamento, cioè della trasmissione del sapere.
IN SINTESI
Pedagogia: (dal greco pais, fanciullo, e agoge, guida = <<guida dei fanciulli>>) è oggi comunemente definita come la scienza o il complesso delle scienze e dei saperi relativi all’educazione. Le scienze dell’educazione hanno principalmente lo scopo di sintetizzare quel sapere utilizzabile concretamente come presupposto dell’attività educativa stessa. Tale sapere riguarda anzitutto due aspetti generali: gli scopi o le finalità che si vogliono raggiungere e i mezzi con cui si intende procedere. A questi va aggiunto un terzo aspetto: l’oggetto specifico delle pratiche educative, cioè l’alunno, l’allievo, l’educando, il discente (sono tutti sinonimi) colto nella sua individualità, nei suoi bisogni, nelle sue motivazioni ma anche nei suoi problemi: quest’ultimo aspetto costituisce il grande ambito della pedagogia speciale o di recupero, quella che si rivolge all’allievo svantaggiato o disabile.
Educazione: riflette diverse accezioni etimologiche, che possono essere ricondotte al significato dei due termini latini dai quali deriva: educāre, che significa contemporaneamente <<allevare>> e <<nutrire>>; ed educĕre, composto da e- (ex- <<fuori>>) e dal verbo ducĕre, che vuol dire <<condurre>>, <<tirare fuori>>, <<sviluppare>>. L’educazione fa dunque riferimento sia alla dimensione dello sviluppo delle potenzialità umane che alll’affinamento dei valori, degli affetti, delle relazioni sociali. Educare, in senso molto esteso, significa effettuare un complesso processo di intervento culturale sugli individui, presi singolarmente oppure come gruppo.
Formazione: è il complesso degli eventi in grado di esercitare un’influenza globale (cioè non solo cognitiva, mentale, culturale ma anche sociale e affettiva) dell’individuo. Detto in altri termini, l'<<attività formativa>> di cui oggi tanto si sente parlare costituisce l’insieme delle iniziative individuali e/o collettive attraverso cui una certa società trasmette non solo la propria cultura, ma anche i propri modelli e stili di vita, le proprie norme comportamentali, etiche, estetiche, di gusto. In sintesi: i suoi valori di fondo. Si ha formazione quando sono in gioco contemporaneamente tutti i seguenti aspetti dell’individuo: quello psichico, relativo alla dimensione interiore, affettiva, cognitiva; quello etico, che riguarda il comportamento e le relazioni con gli altri, ciò che, con una terminologia filosofica, viene definita la dimensione <<intersoggettiva>> della nostra vita, quella che riguarda il rapporto dialogico tra individui; quello sociale, incentrato sui complicati e stratificati processi di scambio simbolico ed esistenziale con l’ambiente circostante e con le istituzioni politiche in cui si vive.