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Massimo Gallo

Italiano

LINGUA E LINGUAGGIO

Definizioni e caratteristiche

     La lingua è la forma specifica, concreta e storicamente determinata dei sistemi di comunicazione. Un’accezione diversa e più ampia ha invece il concetto di linguaggio che è l’insieme di tutti i fenomeni di comunicazione (anche non verbali) che si manifestano non soltanto nel mondo umano.

Le caratteristiche fondamentali delle lingue umane sono:

  • la discretezza: la lingua è costitutivamente caratterizzata da elementi separati (consonanti e vocali), dotati di significati diversi gli uni dagli altri;
  • la ricorsività: tale carattere consiste nell’uso di un numero limitato di fonemi (cioè suoni con funzione distintiva, ad esempio «palco» e «talco») che, privi di significato se presi isolatamente, sono tuttavia in grado di creare parole nuove, frasi diverse, quindi infiniti segni (cosiddetto processo di semiosi) con valori espressivi differenti;
  • la dipendenza dalla struttura

     Nessun altro linguaggio possiede tali proprietà, esclusive della specie umana. Si tratta di sistemi di comunicazione la cui funzione è trasmettere informazioni.

     Soffermiamoci ancora un po’ sul carattere della ricorsività. In italiano, ad esempio, i fonemi «p» e «b» sono consonanti labiali, molto differenti dalle dentali «d» e «t». Ciò fa sì che le parole aventi tali consonanti producano un significato diverso (così come «pacca» e «bacca», che, per quanto simili possono essere per il parlante e per l’ascoltatore, possiedono un significato evidentemente diverso).

     Il funzionamento della ricorsività prevede regole precise e inderogabili al fine di poter organizzare proposizioni semplici e proposizioni complesse. Se si parte da una frase semplice come: «Mio fratello gioca a pallavolo», e s’inserisce successivamente un qualsiasi altro verbo, si può con facilità trasformare la frase da semplice a complessa:

     «Mio padre mi ha comunicato che / mio fratello gioca a pallavolo».

     Tale frase può naturalmente essere ampliata aggiungendo un altro verbo, che darà luogo ad un’ulteriore proposizione:

     «Mia madre è a conoscenza che / mio padre mi ha comunicato che / mio fratello gioca a pallavolo».

     È possibile costruire un periodo ancora più lungo e complesso, come: «I miei vicini di casa sostengono che / mia madre è a conoscenza che / mio padre mi ha comunicato che / mio fratello gioca a pallavolo». Si è potuto constatare che risulta possibile comporre, in teoria, frasi di lunghezza infinita. In questo senso le caratteristiche specifiche della comunicazione umana sono:

  • le specifiche della specie, che sono proprie dell’uomo;
  • le specifiche del sistema, ossia proprietà che appartengono al sistema stesso e che funzionano obbedendo a regole grammaticali.

La competenza linguistica

     La competenza (conoscenza linguistica) va definita come la capacità specifica ed esclusiva dell’uomo di comunicare seguendo certe regole. Negli anni Sessanta sono state sviluppate ricerche ed effettuati esperimenti per insegnare a scimmie antropoidi (ad esempio gli scimpanzé) la lingua umana. Tutti i tentativi sono falliti, sia in quanto la struttura anatomica delle scimmie non possiede l’apparato fonatorio umano (risultano assenti proprio gli organi preposti alla produzione di suoni tipici del nostro linguaggio) sia, a livello più astratto, perché l’apparato neurologico (e «cognitivo») in loro dotazione non consente l’utilizzo di regole complesse come quelle necessarie alla formulazione e comprensione del linguaggio umano.

     Arriviamo così alla terza caratteristica della lingua naturale: la dipendenza dalla struttura, la quale indica l’applicazione sistematica delle regole grammaticali ai singoli elementi costituenti un enunciato.  

     Nella lingua umana (o naturale) le frasi non sono organizzate secondo una successione casuale di parole, ma dipendono, come noto, da un accordo grammaticale tra nomi e verbi. Accordo che viene immediatamente intuito dal parlante nativo. Chiunque, anche privo d’istruzione, riconoscerà come «ben formate» frasi che rispettano le regole grammaticali e, simmetricamente, coglierà come «mal formate» (agrammaticali) quelle che non la rispettano. La nozione di «agrammaticalità» non implica tanto una questione di «scorrettezza», bensì un deficit di fondo nella costruzione logico-sintattica della frase. Il senso intuitivo della «grammaticalità» è infatti una caratteristica essenziale della competenza del parlante, il quale si accorgerà, in breve tempo, che una frase «non suona bene», che «ha qualcosa che non va», che «manca l’accordo» tra le singole parti di una frase.

Un esempio può essere dato dalla frase:

     «La persona, che i miei colleghi dicono che mi ha telefonato, è mio fratello».

     Il verbo «ha telefonato» è al singolare e dipende grammaticalmente da «persona», risultando in perfetto accordo con il nome cui si riferisce, anche se si trova non immediatamente vicino ad esso, bensì separato da altri termini, come «i miei colleghi». Se si accordasse il verbo al nome plurale «colleghi», si otterrebbe una frase «non ben formata», quindi agrammaticale, come: «La persona, che i miei colleghi dicono, che mi hanno telefonato, è mio fratello».

Più marcatamente agrammaticale è una frase come la seguente:

     «Ottimo di alpinista Mario un è l’amico».

     Si tratta evidentemente di una frase che manca di senso o di significato, in quanto non vi è accordo tra gli elementi componenti la frase, diversamente da: «L’amico di Mario è un ottimo alpinista».

     Si distingue senza difficoltà la grammaticalità dell’espressione, che scaturisce dalla competenza del parlante nativo, il quale organizza la frase in rapporto alla dipendenza dalla struttura.

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